lunedì 12 maggio 2014

Londra da scoprire

Dal blog "Vado Vedo Scatto Scrivo"… Londra!


Londra-Tower-Bridge
Londra è una città dagli stimoli infiniti, una fucina di novità come tutte le grandi città in movimento, capaci di rinnovarsi pur conservando il loro nocciolo e la loro identità. Quando si cammina per le sue strade, si vede la storia di un impero colonialista, si respira l’aria del mondo che nel suo agglomerato urbano si è concentrato e forse integrato. Non importa quante volte vi si è stati, ogni volta è in grado di stupire e regalare qualcosa di diverso, ripercorrendo magari le stesse strade, calpestando gli stessi parchi, visitando le stesse attrazioni, oppure gettandosi alla scoperta di zone più defilate, di quelle dove – illusione – vivono i londinesi e il flusso del turismo non arriva.
I grandi monumenti, davanti ai quali sono state scattate migliaia di fotografie, sono ricordi statici e rassicuranti, ma bisogna lasciarsi guidare dalla curiosità e dall’imprevedibilità per scorgere e apprezzare ciò che nessuna guida turistica è in grado di raccogliere e raccontare. Seppure sia dotata di una ramificata e funzionale metropolitana, Londra è da scoprire camminando, posando lo sguardo un po’ ovunque perché c’è sempre qualcosa che colpisce e tendenzialmente affascina.
Qualcosa che diventa personale, per il solo fatto di averlo notato e di essersi fermati a guardarlo con un minimo di attenzione. Questo capita quando da Piccadilly Circus si procede in direzione Trafalgar Square e, lasciato il famosissimo angelo alle spalle, si alza la testa al cielo e un tuffo nel vuoto di dorate nuotatrici arresta il passo: tre figure esili e stilizzate, con le braccia aperte, usano il parapetto dell’edificio vittoriano per esaltare la plasticità di un movimento atletico.
Oppure come trovare una ragazza che gioca con un delfinosulla sponda di Southwark e volteggia quasi fosse davvero in acqua, mentre ha come sfondo la linea potente del Tower Bridge. Sculture meno note che si mescolano con quelle più quotate di Salvador Dalì, le cui grandi statue in bronzo, dalle forme deformate e colanti, addobbano il lungo Tamigi proprio sotto la ruota del London Eye.
L’arte, che è un bene a fruizione pubblica, trova sempre modo per esprimersi e dare sfoggio della propria creatività, sebbene possa apparire talvolta paradossale o grottesca. L’auto distrutta da una mega mina volante è parcheggiata nell’area del Spitafields Market, mentre le gallerie fanno a gara per regalare emozioni forti.
Così, quando la luce troppo accesa di una vetrina nell’elegante quartiere di Kensington, spinge a guardare dentro e a doversi fermare per capire che, sì, quelli che scorrazzano liberi e impuniti sono veramente centinaia di grossi ratti. Arrampicati su sedie e scheletri vestiti da guardiani di museo, i topi distolgono l’attenzione dai quadri appesi alle pareti, perché loro stessi sono – evidentemente – parte dell’opera.
Ma Londra, in movimento febbrile e frenetico, sempre protesa in avanti, non scorda le sue tradizioni e i rituali che la rendono sempre una meta ambita, soprattutto in questo 2012 di Olimpiadi e Giubileo Reale. A Pasqua le vetrine di moltissime pasticcerie si rivestono di ovetti e coniglietti, ma espongono soprattutto gli hot cross bunscontinua a leggere su LiveMilano.

lunedì 10 febbraio 2014

Londra in una pinta



I Pub
La cultura dei pub è diventata un mito tutto britannico per il quale, al di qua della Manica, tutti i consumatori di birra ne hanno sentito parlare. Questo mito è accresciuto dal fatto che da venti o più anni a questa parte, il “pub” è stato esportato anche nel resto d’Europa.
Per me, uscire per andare al Pub ha sempre significato bere birra di qualità pagandola il triplo della normale birra servita in un bar. Il tutto addolcito dall’ambiente studiato per ricreare l’atmosfera britannica con arredamento finto e studiato a tavolino.
Di contro, arrivando in Gran Bretagna e iniziando a frequentare qualche pub “tipico”, mi sono accorto della enorme distanza che separa i due modelli, quello originale e quello “ricreato”.
L’analogia tra Italia e Inghilterra in fatto di pub è presto fatta: Italia=bar, Inghilterra (tutto il regno Unito e l’Irlanda)=’Pub’ contrazione di Public House.

Proprio il termine sta ad indicare un luogo di ritrovo al di fuori di casa. Proprio come i bar lo sono dalle nostre parti.
Ecco che il Pub assume tutta un'altra atmosfera … ci sono locali più chic, con velluti e cristalli ad addobbare pareti e soffitto, locali più spartani in legno e piastrelle consunte, locali di passaggio con spazi angusti all’interno e zone ampie all’esterno e vere e proprie sale in cui tavoloni accolgono gruppi di persone intente in qualunque tipo di svago (giochi di società, chiacchierate, festeggiamenti), accompagnati dall’immancabile pinta di birra.
Si possono trovare locali famosissimi o senza nomi di grido che si aprono su piazze e vie trafficate o in vicoli stretti e raccolgono solo chi è disposto a cercarli e ad immergersi in un genere di cultura tipico di queste latitudini.


Bene, il primo contatto con la birra inglese può incominciare; mi dirigo in fretta al Salisbury, pub raffinato con cristalli e velluti, tavoli e sgabelli bassi e persone indaffarate a bere e chiacchierare in piedi.
Di solito la prima birra è per spezzare la tensione causata dall’astinenza, la seconda l’assaporo fino in fondo cercando di cogliere le differenze con le altre che seguiranno. Non ho una marca preferita, ma il genere che prediligo è la Bitter Ale.
Poca schiuma e temperatura di cantina, spinata a pompa invece che le solite spinate a gas. E qui mi sfantazzo a cercare la più buona, la più gustosa, la più ricca o semplicemente quella che in quel momento mi va di più. Birra in puro stile anglosassone, leggera e delicata. Poi l’ambiente, adoro il Salisbury, ma il Lamb & Flag, lì vicino, è eccezionale. Impiegati in divisa da impiegato, valigette accatastate sotto il bancone e mazzi di persone con la loro buona birra, con la loro bevanda ufficiale. Altro che tè, dopo il lavoro c’è spazio per l’ottima birra delle cinque, poi una alle cinque e quindici, venti, trenta. Poco importa. Poi a cena ed il rito quotidiano è compiuto.


Proprio dallo stretto vicolo del Lamb & Flag si ha l’occhio, poco più in basso, su una delle arterie più frequentate dai turisti. Dalle mie parti si dice “come a Gubbio il 15 maggio”.
Camminano per la via da o per Covent Garden, teatro all’aperto e vera attrazione della città. In pochi, però, si avventurano fin qui. Saranno 30 metri? In pochissimi, fatte le dovute proporzioni entrano al Lamb & Flag, tutti in cerca della Londra dei monumenti nazionali e ignoranti che questo sia un vero monumento popolare. Intendiamoci, il Lamb & Flag non ha birre rinomate, un paio di inglesi alla spina, una classica Lager internazionale, una nera (forse due) e… UDITE UDITE… uno spinotto solo per la NASTRO AZZURRO!!! Ed è pure richiesta!!! (non da me, giammai!!!)




Mi è piaciuto molto anche il Pub all’estremità del ‘ponte dei frati neri’, il bel Blackfriars pub. “Solite” birre ed un insolito arredamento in legno con tanto di processione di frati scolpita sopra il bancone.
Pub stretto tra due vie molto trafficate ed affacciato sull’omonimo ponte sulla sponda sinistra del Tamigi.


Altri pub sarebbero degni di nota ed ognuno spicca per un qualche carattere particolare. Come il ‘Ye Olde Cheshire Cheese’; questo fu uno dei primi a riaprire dopo il grande incendio del 1666 e l’arredamento interno è cambiato ben poco da allora. Proprio questo locale sta a testimoniare l’importanza delle Public House nella Londra di fine ‘600, i pub furono le prime strutture ad essere ricostruite proprio a mitigare il malumore dei cittadini dopo il devastante incendio che aveva colpito gran parte del centro.
L’ingresso si trova in un vicolo sulla sinistra della Holborn in direzione St.Paul Cathedral (La vista della cupola della Cattedrale di sera è eccezionale). Nello Ye Olde servono birra e piatti tipici londinesi come il famoso Roast beef, accompagnato da una potentissima Horseradish (simile alla potente salsa Wasabi giapponese).
La piccola sala con il bancone del bar è sormontata da un basso stipite dove sta scritto che l’ingresso e, quindi la birra, al bancone viene servita ai soli uomini; evidentemente i gentiluomini inglesi si premuravano di non far stancare, stando in piedi, le loro nobildonne…
Non sono convinto che chiunque entri in questo pub sia sicuro di entrare nella storia della città. Vetri con piombature, panche e tavoli in legno, un camino acceso in ogni sala e la luce fioca, rendono reale l’atmosfera del secolo scorso.

Durante una gita ‘fuori porta’, organizzai la visita a quello che per alcuni anni vinse il premio come miglior pub del mondo, rinomato e menzionato in numerose guide di addetti al mestiere (dei consumatori di birra), il White Horse nella zona di Fulham. Il tranquillo quartiere residenziale mi sorprese per i tanti ragazzi seduti nella piccola ed erbosa piazzetta triangolare su cui il pub si apriva, ma la sorpresa più bella, oltre al bancone colmo di spinotti di birra (almeno 20, se non ricordo male) teneva un barbecue costantemente acceso subito all’esterno del locale e chiunque avesse gradito carne appena cotta non aveva che da avvicinarsi.


10 motivi per cui una birra è meglio di una donna

1. Puoi farti una birra in qualsiasi momento.
2. La birra è sempre bagnata.
3. La birra non è gelosa quando ti fai un' altra birra.
4. Puoi condividere una birra con gli amici.
5. Puoi farti una birra in pubblico senza problemi.
6. Sei sempre sicuro di essere il primo ad aprire una birra.
7. Una birra fredda è sempre un' ottima birra.
8. Non prendi schiaffi quando tocchi una birra.
9. Se ti fai in una sera più di una birra non hai niente da vergognarti.
10. Bionda, rossa, bruna o nera, in qualsiasi momento puoi scegliere la birra che vuoi!

mercoledì 18 dicembre 2013

Nuove rotte? Andate in Galles

Nuove rotte? Andate in Galles

Appena inaugurato, il Coastal Path è un percorso di 1400 km tra scogliere e brughiera, castelli e distese di erica. Ed è già nelle "top destination" dell'anno

Un periplo costiero di 1200 chilometri. E un Coastal Path lungo 1400, per viaggi a piedi, a cavallo e in bicicletta, inaugurato lo scorso maggio: sentieri tagliati nella brughiera, delimitati da erica o muretti a secco, battuti dai venti dell’Ovest, con affaccio su scogliere, fari e croci celtiche, per un trekking con vista che non ha eguali (www.walescoastpath.gov.uk). Scelto dagli autori e dai blogger della Lonely Planet tra le 10 Top Regions da visitare nel 2012, il Galles è l’unico Paese al mondo ad aver completato e raccordato la sua rete di sentieri costieri: un circuito spettacolare indicato da una segnaletica con il logo della conchiglia che, dall’estuario del Dee, a nord, giunge a Chepstow a sud.

Il sentiero attraversa la costa settentrionale, con la cittadella murata di Conwy e il castello affacciato sull’omonimo estuario dove si pescano, non coltivati, ottimi molluschi. La vicina Llandudno, con un piccolo Alice in Wonderland Visitor Centre, ricorda Lewis Carroll, al secolo Charles Lutwidge Dodgson: conobbe qui, durante le sue vacanze estive, una bambina, Alice Liddel, che gli ispirò il personaggio di Alice nel paese delle meraviglie. Il Wales Coastal Path sfila poi lungo la Cardigan Bay per raggiungere il Pembrokeshire Coast National Park, porticcioli e spiagge suggestive, lungo un litorale che si sbriciola in isole e isolotti popolati da colonie di uccelli marini. Costeggia poi la baia di Carmarthen, i cui habitat includono zone umide, saline, cordoni dunali e fitti boschi di conifere fino alla penisola di Gower, con le sue ampie spiagge di sabbia dorata, 10 riserve naturali, 24 zone protette dal Wildlife Trusts e 32 Sites of Special Scientific Interest.

Il circuito si chiude sull’estuario del Severn, che conta il record della seconda più alta escursione di marea al mondo, quasi 15 metri. Il tracciato ha senz’altro uno dei suoi clou nell’isola di Anglesey, davanti al Galles nordoccidentale, un plateau di boschi, pascoli e muretti a secco dove le siepi di ginestra e biancospino segnano i confini, collegato alla terraferma dal ponte di Menai, progettato da Thomas Telford n nel 1826. Hanno qui casa anche William e Kate, da quasi due anni “nascosti” in una farmhouse nei dintorni di Malltraeth Sands, visibile solo dal mare o dalla baia di Aberffraw. I principi sono liberi di fare trekking, anche loro, lungo i sentieri della costa sudoccidentale. Di antichissima formazione, costituita per lo più da rocce cambriane, argilla e arenaria, l’isola compare nel Global Network of National Geoparks dell’Unesco. Un riconoscimento non solo formale. Il paesaggio è protagonista.

Basta avere buone scarpe da trekking e, dal paesino di Newborough, imboccare il sentiero che porta alla lunga spiaggia di Llanddwyn. L’arenile conduce all’omonima penisoletta da cui, se l’aria è tersa, con lo sguardo rivolto verso nord su Mallraeth Sands, si dovrebbe scorgere la casa della coppia reale. È questo uno scenario d’incanto, dove le brughiere si mescolano alle lave a cuscino emerse da vulcani sommersi, la scogliera si sfrantuma nell’oceano, un vecchio faro abbandonato giace in compagnia di una croce celtica e di una manciata di casette bianche appartenute ai guardiani della lanterna. Ad Anglesey si va volentieri a mangiare al White Eagle, nei dintorni del villaggio di Rhoscolyn, una bella casa bianca in leggera altura, diventata un gastropub di concezione contemporanea (www.white-eagle.co.uk). A nordovest, raggiungibile anche a piedi con un sentiero segnato, si alza il Faro di South Stack, d’estate aperto al pubblico, con sparse casette bianche dai tetti di ardesia, scogliere colonizzate da urie e gazze marine, un pub per la bella stagione e sentieri per biker e trekker che sono parte dell’originario Anglesey Coastal Path.

La sera, dopo il walking con vista, si va allo Ye Olde Bulls Head Inn, a Beaumaris. Il più particolare indirizzo dell’isola è un pub con camere del 1472. Charles Dickens, avvisa un documento alla reception, è passato di qui, reporter per The Times. Con il bancone per le birre amare e le vecchie travi, il locale, nominato Wales Pub of the Year da www.thegoodpub- guide.co.uk, è rimasto qual era. Non il ristorante, con accenti contemporanei e un’ottima cucina di mare e di terra (www.bullsheadinn.co.uk, doppia b&b da 124 €). Attraversata la strada, l’apertura della Townhouse, un boutique hotel di appena 13 camere ispirate agli anni Settanta, con dettagli pop e colori flou. Pronti ad accogliere, sullo straordinario Wales Coastal Path, i trekker. Che non disdegnano il buon gusto e il buon cibo.

Info: Visit Britain, www.visitbritain.com. Dall’Italia a Bristol si vola con easyJet (www.easyjet.com), oppure a Manchester con Ryanair (www.ryanair.com); poi auto a noleggio.

giovedì 25 ottobre 2012

Londra.


UK - Londra

"Londra veramente è sempre stata una città brutta. [...] <<Fa parte della sua identità>>. E - aggiungo io - del suo fascino. Londra non ha i tramonti rosa-ambrati di Roma né il genio dei suoi architetti. Non ha la dolcezza di Parigi ne la sua regale grandeur
All'assenza di pittoresco o di sublime, Londra rimedia, in abbondanza, con il fantastico."  [A.Caprarica]


La capitale del Regno Unito è una città che la storia ha reso affascinante. Londra è, infatti, un prodotto intatto della storia dell’uomo, una storia piena di contraddizioni, come tutte, una storia travagliata, ma che per molti aspetti ha ‘sorriso’ ai sudditi della corona. Londra non ha subito dominazioni, cambi di potere e  saccheggi da parte di nessuno.
Potente impero coloniale che ha saputo sfruttare possedimenti importanti, potenza bellica tanto da contrastare vittoriosamente i regimi nazionalisti che hanno attecchito un po’ ovunque, ma non qui, non a Londra, non nel Regno Unito. Il motivo di questo particolare iter storico è stato attribuito al fatto che già dal 1600 fosse incentivata l’istruzione e il tasso di analfabetismo, enormemente più basso a tutto il resto d’Europa, ha fatto sì che la popolazione crescesse, si documentasse e sviluppasse uno spirito critico proprio. Un terreno del genere è poco fertile per i regimi totalitari che basano il loro successo sull’ignoranza del popolo.

Londra e, tutta l’Inghilterra, hanno conservato e sviluppato le proprie tradizioni e i propri costumi in maniera autonoma rispetto a tutti gli altri paesi d’Europa e del mondo. Tale “fortunato” percorso storico è dovuto, lessi in qualche articolo, dall’indole innovativa della regina Vittoria che seppe instaurare un governo austero (all’apparenza), ma che accrebbe l’ostinazione del popolo.
Questa metropoli, per me, ha ancora un aurea del tutto particolare.


La mia scoperta di Londra è avvenuta per livelli successivi, per strati che hanno interessato zone o aspetti diversi della città.
Il primo, il più classico, è quello alla scoperta di monumenti e musei,  come ogni grande capitale (e Londra è seconda a poche altre nel mondo) è un immenso museo a cielo aperto. Palazzi, monumenti, strade, piazze, chiese, teatri, negozi… sì, anche i negozi a Londra sono veri e propri monumenti.
Ovviamente un giro ‘turistico’ alla scoperta di un luogo non passa per le periferie disagiate che anche qui esistono, la scoperta dei quartieri del centro è molto allettante ed assume un aspetto da set cinematografico a seconda del luogo e dell’ora in cui si attraversa.
‘Cosmopolita’ è l’aggettivo che più ho sentito attribuire a Londra, ed è senz’altro vero. E’ anche vero che la lingua inglese, data la diffusione a livello planetario, concede la possibilità di diventare cittadini inglesi a chiunque vuol compiere lo sforzo di applicare sul campo le conoscenze scolastiche acquisite. E’ difficile credere che in pochi giorni di full immersion l’inglese diventi scorrevole, si acquisisce una familiarità con la lingua non del tutto scontata prima della partenza, tuttavia è così.
























Il giro classico non può che incominciare da Bukingham Palace, il simbolo della monarchia britannica ed il palcoscenico mediatico di tutte le celebrazioni della corona.
La gigantesca arteria che passa proprio davanti l’ingresso del palazzo non lo rende un' oasi di pace per la famiglia reale e l’assembramento di visitatori a tutte le ore del giorno fa sì che la sorveglianza (armata) sia sempre molto alta.
La facciata imponente e la recinzione in nero e oro danno un tono maestoso all’insieme. Forse è la costruzione che a Londra mi lascia più indifferente e da qui inizia un tour che può diventare estenuante data la quantità di spunti che offre, ma che alla fine è sempre affascinante, ricco di sorprese e fantastici palcoscenici per opere di vita quotidiana.
  
 Si può continuare per Trafalgar Square, piazza principale di Londra e luogo designato per le commemorazioni ed i festeggiamenti di ogni tipo, collegata al palazzo reale da un unico ed ampio viale (The Mall) costruito per parate militari e regali. 









Sicuramente da includere nel tour classico anche la National Gallery, sempre in Trafalgar Square e il British Museum poche strade più dietro; collezioni di opere di rilevanza mondiale come la Stele di Rosetta (che corro a vedere ogni volta).





Stele di Rosetta











Poco dietro c'è Covent Garden, animato luogo di ritrovo di tutta la città e palcoscenico quotidiano di numerosi saltimbanco che intrattengono, a turno, immense folle di turisti.





Lo sconfinato Hyde Park, luogo di concerti o semplici pause nel frenetico viavai quotidiano; ad un estremità di Hyde park c'è un curioso ‘speakers corner’, l’angolo dove chiunque ha qualcosa da dire è libero di farlo;





















Piccadilly Circus


piazza animata a tutte le ore, ricca di luci e traffico, piena di gente (turisti e non) intenta a scattare una foto ricordo con la cornice della piazza e della fontana con il famosissimo putto sulla sommità (ritenuto erroneamente Eros, il Dio dell’amore). Piccadilly Circus è anche il fulcro dello shopping londinese, proprio nella piazza c’è ‘Lillywhites’, un negozio di sport su 5 piani che propone sempre affari strepitosi con merce delle stagioni passate.
In zona c’è Carnaby Street rinomata a livello mondiale per le boutiques alla moda, e, nelle vicinanze, i magazzini Harrods per lo shopping di chi ha poca paura di buttare denaro.

Carnaby street







Proseguendo con il tour classico, c’è Westminster Abbey ed il palazzo del parlamento con il famoso ‘Big Ben’, la torre dell’orologio famosa in tutto il mondo.



St.Paul Cathedral, la cattedrale la cui imponente cupola uscì indenne dai massicci bombardamenti nazisti. La torre di Londra che ospita il blindatissimo tesoro della regina; Tower Bridge subito fuori e il panorama della ‘City’ con palazzi in stile avveniristico.














Ci sono, poi, zone più appartate, interi quartieri leggermente delocalizzati, dove è possiblile scoprire un’altra Londra a pochi minuti dal centro.

Notting Hill,
resa famosa dall’omonimo film con Julia Roberts e Hugh Grant. Proprio a Notthing Hill vi risiede la più grande comunità caraibica di Londra ed è molto rinomato il carnevale che riempie le vie di un festoso corteo allegro e colorato.
Portobello road, infine, è sede di un mercatino dell’usato molto famoso dove è possibile acquistare di tutto ma ormai, ahimè, non tanto a buon mercato. 
Portobello road
Portobello road


















C'è poi il quartiere di Marylebone, con palazzi e strade ordinate in perfetto stile British o la zona di Regent’s Park, immenso e curato parco subito a nord del "centro", meno affollato dei più cittadini Hyde, Green e St James’s Park, ma molto piacevole e rilassante...

Regent's park

St.James park












Ci sono mille e più cose che chiunque ha passato qualche giorno a Londra può obbiettarmi di aver omesso, ma per un impegno preso, non farò la ‘solita’ guida turistica, ma mi lascerò guidare dalle emozioni.
Le emozioni che Londra mi ha regalato ad ogni nuova scoperta, ad ogni ricerca che con il più semplice spunto ho avviato. Suggerimenti colti su riviste che, a turno, dedicano articoli e notizie su una delle capitali più interessanti del mondo.
Spunti presi da libri, romanzi e articoli di quotidiani. La scoperta dei vicoli in cui il serial killer più famoso del mondo ha mietuto cinque sole vittime accertate (Jack lo Squartatore), il ponte dove venne ritrovato morto un noto personaggio italiano ucciso per mano di una nota organizzazione criminale.

I segreti di Londra...
E’ un hobby e un po’ una scommessa, girare per un luogo alla ricerca dei siti in cui la Storia è stata scritta o dove un fatto di cronaca si è consumato. Non è per puro spirito Vouyeristico, mi fa riflettere, mi eccita e allo stesso tempo mi piace entrare negli occhi, se non nella mente, di chi ha vissuto l’evolversi di un fatto che la storia ha poi conservato, magari esaltato o condannato; un avvenimento che stimola la mia curiosità e che mi porta a voler ricalcare le orme che trovo impresse sui libri, romanzi, saggi, documenti o articoli di giornale che siano.

Spinto da questa particolare curiosità ho cercato, per esempio, Craven road, indirizzo dell’indagatore dell’incubo Dylan Dog, fumetto che da giovane adoravo.
La ricerca (sulle cartine) mi ha però ben presto portato a desistere proprio perché nessuna sembrava somigliare alla descrizione che via via si trovava nelle storie che ho letto (Nonostante un Dylan hotel si trovasse vicinissimo alla Craven road nel quartiere Paddington, poco a nord di Hyde Park, quella che sembrava più plausibile).


Per una ricerca neanche iniziata, ce ne sono state altre portate a buon fine con più o meno soddisfazione.
Uno dei libri che avevo scelto come avvicinamento a Londra erano le avventure del ‘Mastino di Baskerville’ di Sherlock Holmes. Ammetto (magari è una bestemmia per molti), ma non ho amato particolarmente quei racconti. L’idea che danno, però, di una Londra di fine ‘800 sono dettagliate e attinenti a quello che era la più grande città d’Europa, capitale del più potente impero.
Mi sono così messo sulle tracce di Baker Street e della casa museo del mitico detective, aiutato dalla guida che indicava ubicazione ed orari.


Ovviamente, trattandosi di un personaggio di fantasia, anche la casa è tutt’altro che originale; probabilmente l’ubicazione della Baker Street del racconto non era neanche nello stesso quartiere dove è stato allestito il museo o dopo il successo planetario dei racconti, alla via è stato dato il nome di Baker Street . Poco mi interessa, in realtà è stato sostituito il numero civico originale con il 221b del romanzo. Guardando i numeri civici precedente e successivo, il 221b non ha ragione di stare lì.
Fatto sta che il museo (ed annesso negozio di souvenir) propone uno spaccato di un' abitazione di fine ‘800 ed è questo ciò che intendevo cercare e che mi è piaciuto scoprire. Stanze arredate seguendo le “indicazioni” date dai racconti e nell’insieme il museo è tutt’altro che banale.
Oltre tutto la casa-museo si trova vicino a Regent’s park che era comunque sul mio percorso. Nessuna delusione, quindi, o quantomeno sapevo a cosa andavo incontro.



Un altro incontro pianificato è stato, l’ho già accennato, con il serial killer più famoso del mondo ma anche, stranamente e per fortuna, anche uno dei meno prolifici.
Jack lo Squartatore divenne un mito con soli cinque omicidi accertati; efferati, violenti ma nulla più. Secondo le indagini più recenti (fonte Wikipedia) viene attribuita la responsabilità ad un membro della famiglia reale (Alberto Vittorio di Sassonia, nipote della regina Victoria) o ad un complotto reale per nascondere la relazione tra lo stesso rampollo ed una prostituta. 
Anche le vie teatro dei delitti, la zona intorno Whitechapel road – East End, non sono nulla di speciale, soprattutto di giorno, soprattutto con il traffico di persone e mezzi che non donano proprio un' atmosfera da film Horror.
Come gran parte della città, anche questo quartiere ha subito un restyling dopo la Grande Guerra, ma si possono ancora vedere intere vie di palazzi “tipici” in mattoni rossi; qui è possibile ancora trovare gli avanzi della storia di Londra.

La piccola delusione è mitigata dalla passeggiata su Brick Lane, strada principale della comunità di India e Bangladesh a Londra e il più somigliante possibile (almeno in Europa) ad una qualunque via di Nuova Delhi; profumi, colori e abitanti perfettamente in stile India. Anche le vie, in questa piccola “regione” hanno la traduzione in lingua indiana.
"Man mano che i bengalesi arrivavano gli inglesi muovevano altrove, e alla fine il quartiere è diventato una remota propaggine, fredda e piovosa, della tropicale Dacca."

Dopo aver letto “il Codice Da Vinci” mi sono lanciato alla ricerca di Temple Church, chiesa templare nel centro di Londra dove viene ambientata una delle scene chiave del libro. Dalla descrizione fatta doveva trovarsi tra Covent Garden e St.Paul Cathedral … Trovata!
Non è agevole arrivare a Temple Church anche perché, almeno in questa zona, interi isolati sono chiusi con porte pesantissime e l’accesso è riservato solo alle persone che vivono o lavorano negli edifici che compongono il blocco.
La prima volta riuscii a trovare un varco aperto e, entrato di corsa nel varco che si stava chiudendo, a vedere la chiesa, completamente immersa nei palazzi circostanti e con una graziosa piazzetta su uno dei tre lati. Arrivare a questo tempio medievale è emozionante, sembra un gioiello di pietra incastonato tra palazzi in mattone color rubino. Bellissima la chiesa con un abside circolare con grandi contrafforti esterni. Gli orari di apertura affissi in bacheca lasciano poche speranze nel trovarla aperta se non pochi giorni e per poche ore alla settimana.
A distanza di qualche anno dalla prima volta, vi ho portato dei miei compagni di viaggio perché considero Temple Church un vero gioiello, erano quasi le 20 e gli uffici erano chiusi da un po’. Attardandoci nel buio misterioso della piazza intorno la chiesa, ci siamo ritrovati bloccati all’interno del blocco senza via d' uscita. Per più di un quarto d’ora abbiamo cercato una porta aperta, ma il quartiere sembrava inespugnabile salvo poi incontrare un inquilino di qualche appartamento o un impiegato che deve averla tirata lunga in ufficio che ci ha concesso una via d’uscita.






I Pub
La cultura dei pub è diventata un mito tutto britannico per il quale, al di qua della Manica, tutti i consumatori di birra ne hanno sentito parlare. Questo mito è accresciuto dal fatto che da venti o più anni a questa parte, il “pub” è stato esportato anche nel resto d’Europa.
Per me, uscire per andare al Pub ha sempre significato bere birra di qualità pagandola il triplo della normale birra servita in un bar. Il tutto addolcito dall’ambiente studiato per ricreare l’atmosfera britannica con arredamento finto e studiato a tavolino.
Di contro, arrivando in Gran Bretagna e iniziando a frequentare qualche pub “tipico”, mi sono accorto della enorme distanza che separa i due modelli, quello originale e quello “ricreato”.
L’analogia tra Italia e Inghilterra in fatto di pub è presto fatta: Italia=bar, Inghilterra (tutto il regno Unito e l’Irlanda)=’Pub’ contrazione di Public House.

Proprio il termine sta ad indicare un luogo di ritrovo al di fuori di casa. Proprio come i bar lo sono dalle nostre parti.
Ecco che il Pub assume tutta un'altra atmosfera … ci sono locali più chic, con velluti e cristalli ad addobbare pareti e soffitto, locali più spartani in legno e piastrelle consunte, locali di passaggio con spazi angusti all’interno e zone ampie all’esterno e vere e proprie sale in cui tavoloni accolgono gruppi di persone intente in qualunque tipo di svago (giochi di società, chiacchierate, festeggiamenti), accompagnati dall’immancabile pinta di birra.
Si possono trovare locali famosissimi o senza nomi di grido che si aprono su piazze e vie trafficate o in vicoli stretti e raccolgono solo chi è disposto a cercarli e ad immergersi in un genere di cultura tipico di queste latitudini.


Bene, il primo contatto con la birra inglese può incominciare; mi dirigo in fretta al Salisbury, pub raffinato con cristalli e velluti, tavoli e sgabelli bassi e persone indaffarate a bere e chiacchierare in piedi.
Di solito la prima birra è per spezzare la tensione causata dall’astinenza, la seconda l’assaporo fino in fondo cercando di cogliere le differenze con le altre che seguiranno. Non ho una marca preferita, ma il genere che prediligo è la Bitter Ale.
Poca schiuma e temperatura di cantina, spinata a pompa invece che le solite spinate a gas. E qui mi sfantazzo a cercare la più buona, la più gustosa, la più ricca o semplicemente quella che in quel momento mi va di più. Birra in puro stile anglosassone, leggera e delicata. Poi l’ambiente, adoro il Salisbury, ma il Lamb & Flag, lì vicino, è eccezionale. Impiegati in divisa da impiegato, valigette accatastate sotto il bancone e mazzi di persone con la loro buona birra, con la loro bevanda ufficiale. Altro che tè, dopo il lavoro c’è spazio per l’ottima birra delle cinque, poi una alle cinque e quindici, venti, trenta. Poco importa. Poi a cena ed il rito quotidiano è compiuto.


Proprio dallo stretto vicolo del Lamb & Flag si ha l’occhio, poco più in basso, su una delle arterie più frequentate dai turisti. Dalle mie parti si dice “come a Gubbio il 15 maggio”.
Camminano per la via da o per Covent Garden, teatro all’aperto e vera attrazione della città. In pochi, però, si avventurano fin qui. Saranno 30 metri? In pochissimi, fatte le dovute proporzioni entrano al Lamb & Flag, tutti in cerca della Londra dei monumenti nazionali e ignoranti che questo sia un vero monumento popolare. Intendiamoci, il Lamb & Flag non ha birre rinomate, un paio di inglesi alla spina, una classica Lager internazionale, una nera (forse due) e… UDITE UDITE… uno spinotto solo per la NASTRO AZZURRO!!! Ed è pure richiesta!!! (non da me, giammai!!!)




Mi è piaciuto molto anche il Pub all’estremità del ‘ponte dei frati neri’, il bel Blackfriars pub. “Solite” birre ed un insolito arredamento in legno con tanto di processione di frati scolpita sopra il bancone.
Pub stretto tra due vie molto trafficate ed affacciato sull’omonimo ponte sulla sponda sinistra del Tamigi.


Altri pub sarebbero degni di nota ed ognuno spicca per un qualche carattere particolare. Come il ‘Ye Olde Cheshire Cheese’; questo fu uno dei primi a riaprire dopo il grande incendio del 1666 e l’arredamento interno è cambiato ben poco da allora. Proprio questo locale sta a testimoniare l’importanza delle Public House nella Londra di fine ‘600, i pub furono le prime strutture ad essere ricostruite proprio a mitigare il malumore dei cittadini dopo il devastante incendio che aveva colpito gran parte del centro.
L’ingresso si trova in un vicolo sulla sinistra della Holborn in direzione St.Paul Cathedral (La vista della cupola della Cattedrale di sera è eccezionale). Nello Ye Olde servono birra e piatti tipici londinesi come il famoso Roast beef, accompagnato da una potentissima Horseradish (simile alla potente salsa Wasabi giapponese).
La piccola sala con il bancone del bar è sormontata da un basso stipite dove sta scritto che l’ingresso e, quindi la birra, al bancone viene servita ai soli uomini; evidentemente i gentiluomini inglesi si premuravano di non far stancare, stando in piedi, le loro nobildonne…
Non sono convinto che chiunque entri in questo pub sia sicuro di entrare nella storia della città. Vetri con piombature, panche e tavoli in legno, un camino acceso in ogni sala e la luce fioca, rendono reale l’atmosfera del secolo scorso.

Durante una gita ‘fuori porta’, organizzai la visita a quello che per alcuni anni vinse il premio come miglior pub del mondo, rinomato e menzionato in numerose guide di addetti al mestiere (dei consumatori di birra), il White Horse nella zona di Fulham. Il tranquillo quartiere residenziale mi sorprese per i tanti ragazzi seduti nella piccola ed erbosa piazzetta triangolare su cui il pub si apriva, ma la sorpresa più bella, oltre al bancone colmo di spinotti di birra (almeno 20, se non ricordo male) teneva un barbecue costantemente acceso subito all’esterno del locale e chiunque avesse gradito carne appena cotta non aveva che da avvicinarsi.


10 motivi per cui una birra è meglio di una donna

1. Puoi farti una birra in qualsiasi momento.
2. La birra è sempre bagnata.
3. La birra non è gelosa quando ti fai un' altra birra.
4. Puoi condividere una birra con gli amici.
5. Puoi farti una birra in pubblico senza problemi.
6. Sei sempre sicuro di essere il primo ad aprire una birra.
7. Una birra fredda è sempre un' ottima birra.
8. Non prendi schiaffi quando tocchi una birra.
9. Se ti fai in una sera più di una birra non hai niente da vergognarti.
10. Bionda, rossa, bruna o nera, in qualsiasi momento puoi scegliere la birra che vuoi!







Parchi


Un altro percorso che ho seguito alla scoperta di 
Londra è stato quello degli innumerevoli parchi che adornano la città. 

I più famosi Hyde Park, con enormi spazi aperti ed un tranquillo laghetto centrale, tranquillo luogo di riposo che immagino affollatissimo nelle giornate più calde.



Attraversando verso Costitution Hill si attraversa un altro parco, Green Park. La caratteristica di questi due parchi è che sono veri e propri spazi aperti, senza fronzoli, a disposizione di chiunque.





Diversa cosa è St.James’s Park, tutto il parco è un susseguirsi di alberi particolari, provenienti, probabilmente, da diverse parti del mondo. Ognuno con una particolarità diversa, dalla forma della chioma, il colore delle foglie, il tipo di tronco. Il lago all’interno è popolato di uccelli acquatici come folaghe, cigni, germani.

St.James’s Park è affollato ad ogni ora del giorno visto che congiunge il palazzo reale al palazzo del parlamento e all’abbazia di Westminster.













Simile a questo parco ci sono, nella zona ad ovest del centro, Holland Park e Kensinghton Gardens. Soprattutto quest’ultimo, essendo il parco della residenza della famiglia reale, è particolarmente curato e, come ovvio, in parte chiuso al pubblico.


Nella residenza di Kensington Park visse anche la principessa Diana ed una tavola calda sulla Bayswater road (limite nord del parco) la ricorda con tante fotografie appese ai muri. Durante una mia visita mi trovai a passare per questa via alla ricerca di un posto dove fare la tipica colazione inglese, con salsicciotti, fagioli ecc…
All’interno di questo locale stava facendo colazione una sosia della principessa Diana (all’epoca era già morta da qualche anno) ed il contorno di immagini della principessa rendevano la situazione grottesca.



Un altro parco interessante nell’area urbana di Londra è Regent’s Park; questo immenso spazio verde subito a nord del centro è curato in maniera maniacale ed una parte è riservata ai classici giardini definiti “all’italiana”. Siepi basse, fiori coloratissimi e piante ornamentali a definire geometrie che, purtroppo, mi annoiano quasi subito. Il resto del parco è comunque eccezionale.


Anche alcune piazze del centro di Londra sono “arredate” con spazi verdi. Spesso i viali sono asfaltati o lastricati e si riempiono, sin dalla mattina di podisti o bikers intenti a bruciare qualche caloria.

In particolare Lincolns Inn Fields e Russel Square Gardens. Soprattutto quest’ultima, subito dietro il British Museum, era nei primi anni del ‘900 una piazza nei cui paraggi vivevano poeti e scrittori che vivacizzavano la vita mondana londinese. Il quartiere, tutt’ora, conserva l’atmosfera di inizio XX secolo.





Un altro parco che ho visitato è quello ad Highgate, non si tratta di un parco nel vero senso del termine, ma piuttosto di un cimitero. Il cimitero ‘gotico’ per eccellenza, immerso in una fitta boscaglia con tombe monumentali che emergono dalla vegetazione. Luogo tranquillo e ancora visitato proprio per la particolarità dello scenario che offre, il cimitero di Highgate è si vetusto, ma conserva un fascino ancora forte. Qui vi furono sepolti personaggi eccellenti del panorama sociale, politico e culturale di inizio ‘900 e l’ala più antica non è stata più utilizzata.
Il cimitero può essere, quindi, visitato come un qualunque parco e l’aspetto che regalano i monumenti funebri, spesso sopraffatti dalla natura, sono interessanti.






Sempre in tema di parchi mi rimane da vedere la zona di Greenwich e dei Docklands che mi promettono magnifica, non mancherò nelle prossime uscite di andare a sincerarmene.

...Continua...